Per prenotare i posti:
Clicca (o tocca), in questo ordine

  • un posto libero (senza il puntino rosso)
  • il pulsante verde “Aggiungi alla prenotazione” e di nuovo per ogni posto desiderato. Per favore non lasciare spazi vuoti tra i posti prenotati.
  • Per rivedere i posti prenotati e confermarli, premere il pulsante blu “Prenota” sotto la piantina
  • Da questa finestra, premi il pulsante verde “Successivo”, inserisci i dati richiesti (va bene ripetere i tuoi dati ovunque, se non puoi fare altrimenti)
  • Infine, premi il pulsante verde “Prenota”.
 

Costo spettacolo:

  • Intero € 10,00
  • Ridotto € 8,00 (forze dell’ordine e under 13)
  • Abbonamento alla rassegna Teatrale 10 spettacoli € 80,00

Note di regia:

La compagnia C’Era L’Acca presenta LADRO DI RAZZA di Gianni Clementi.

Roma 1943. 
Un modesto ladro e truffatore, Tiberio, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l’ennesima pena. Non può tornare a casa, perché sulle sue tracce c’è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella baracca di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio alla fornace. Tiberio deve assolutamente trovare al più presto dei soldi, per placare l’ira del “cravattaro”. Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto. Sarà lei la sua vittima. Tiberio la corteggia e riesce finalmente ad entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l’amico Oreste. 

È però l’alba del 16 ottobre 1943, ed è alle porte il rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti: il piccolo uomo Tiberio, opportunista e vigliacco, viene così catapultato di colpo in un episodio storico dirompente più grande di lui. Tiberio, Oreste e Rachele, sono protagonisti di una piccola vicenda ma diventano il tramite per raccontare un’Italia in guerra e una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. 

Una storia di ingenuità e fame, di illusioni e inganni, di risate e lacrime, quando le parole onore, compassione e orgoglio avevano ancora un significato